Bilanci 8xmille – Comunicare il bene

Per rendere chiaro come vengano spesi i soldi dati alla Chiesa umbra, non una paginata di aridi dati ma un opuscolo distribuito con “La Voce”.

Non è la prima volta che vengono pubblicati i bilanci diocesani dell’8xmille, ma quest’anno, invece della solita pagina di giornale, si adotta una filosofia diversa, in ragione di due considerazioni.

La prima ragione è legata alla constatazione che si investe poco nella comunicazione del bene. Un esempio? Noi italiani siamo tra i più disinformati d’Europa per quanto riguarda i fenomeni sociali, come la criminalità o l’immigrazione: abbiamo infatti una percezione ben lontana dalla realtà (in eccesso) rispetto al numero dei migranti, alla loro composizione, all’incidenza della criminalità. Come mai? Forse perché quelli che sapevano come stavano le cose – e magari hanno speso risorse per fare opere di bene – non hanno comunicato una corretta lettura del fenomeno e la possibilità di gestirlo con intelligenza. Non comunicare fa sì che non si generi una cultura aperta al bene. Il secondo motivo è la necessità di mostrare l’efficacia dei soldi pubblici dati alla Chiesa, spiegando puntualmente come ci sia un “ritorno” non in messe, processioni, incontri di catechismo… (cose che interessano chi è praticante) ma in beni e servizi sociali che vanno a beneficio di tutti i contribuenti. I cittadini devono sapere come le risorse di tutti siano giustamente impiegate a vantaggio di tutti.

La pubblicazione comporta inoltre alcune novità: nell’opuscolo non ci sono solo i dati che le diocesi sono tenute a pubblicare, cioè i fondi dell’8xmille assegnati per le attività di culto e di pastorale, ma anche l’importo complessivo degli “stipendi” dei preti e dei fondi impiegati per il restauro e la cura dei beni culturali ecclesiastici e per la costruzione di nuovi edifici di culto. Con queste ulteriori voci viene fatto conoscere al pubblico l’intero gettito che dall’8xmille arriva alle singole diocesi dell’Umbria.

Accanto ai dati numerici, poi, alcune schede permettono di conoscere otto opere finanziate totalmente o parzialmente con il denaro dell’8xmille, una per ogni diocesi. Attraverso di esse è possibile farsi un’idea di ciò che viene realizzato con il denaro dei contribuenti. Chi volesse avere una panoramica più completa delle realizzazioni degli ultimi anni (soprattutto in ambito di conservazione dei beni culturali e di nuova edilizia) può visitare il sito www.sovvenire-umbria.it oppure la “mappa” nazionale nel sito www.ottoxmille.it .

In appendice viene presentato uno studio di settore, che prende in esame la realtà degli oratori, tentando di definirne il controvalore economico a vantaggio della collettività. Gli oratori svolgono infatti la loro attività anche in molti ambiti sociali: il Grest, l’aiuto compiti, lo sport… A tali iniziative partecipano anche tantissimi bambini e ragazzi stranieri, ortodossi, musulmani, non cattolici, figli di famiglie che non frequentano le parrocchie. Quanto vale tutto questo? Tenendo conto che agli oratori non arrivano solo i fondi dell’8xmille ma anche i contributi regionali, si può stimare che i finanziamenti pervenuti agli oratori vengono restituiti alla collettività, in termini di servizi sociali, con un plusvalore di oltre 3 milioni di euro all’anno. Questo significa che quando i cittadini pensano se valga la pena sovvenzionare la Chiesa, devono sapere non solo che i fondi pubblici sono spesi in correttezza e trasparenza, ma che si produce un importante effetto moltiplicatore, grazie al decisivo apporto del volontariato, delle offerte della comunità, del patrimonio edilizio ecclesiale, dalla collaborazione con le realtà del territorio. È il valore aggiunto che la Chiesa cattolica, articolata in parrocchie, confraternite, diocesi… riesce ad attivare attraverso gli oratori, mobilitando la società in direzione del bene comune.

Da ciò si può dedurre, in barba a tante insinuazioni di stampo laicista, che se arrivassero dall’8xmille meno fondi alla Chiesa, ne risulterebbe non un bene, ma un danno per la società italiana. In chiave più generale, appare chiaro che il welfare sussidiario è il nostro futuro, e che le risorse pubbliche impiegate per sostenerlo non sono un ulteriore costo per lo Stato, ma un modo intelligente di offrire servizi a un costo minore per il contribuente, e forse – ci si consenta di dirlo con una passione e una qualità che non sempre si trovano nelle strutture gestite dal Pubblico. L’opuscolo che viene distribuito attraverso La Voce, arrivando nelle case di 3.000 famiglie umbre, servirà pertanto a informare e a educare, in modo che la comunicazione costruisca comunità, per il bene di tutti.

Paolo Giulietti

Vescovo ausiliare di Perugia Città della Pieve, delegato Ceu per il Sovvenire